Scegliere di avviare un’attività di lavoro autonomo implica dover fare i conti con gli adempimenti fiscali, a partire dal calcolo e versamento dell’IRPEF.
Per i titolari di partita IVA, ditte individuali e liberi professionisti, è fondamentale conoscere come calcolare l’IRPEF e come ottimizzare il carico fiscale, tenuto conto delle deduzioni che permettono di ridurre la base imponibile e quindi l’importo complessivo del reddito annuo sottoposto a tassazione.
Non da meno, è fondamentale tener presenti le novità che periodicamente incidono sul calcolo e sul pagamento dell’IRPEF. Per il 2026 cambiano nuovamente le aliquote, mentre resta inalterata la regola che impone di versare le somme dovute con modello F24 online e quindi esclusivamente in modalità telematica.
Un’analisi punto per punto degli aspetti principali da conoscere.
Come si calcola l’IRPEF: l’importanza delle deduzioni
L’IRPEF, introdotta nel 1973, è la principale imposta sui redditi prevista in Italia e si applica alle somme percepite a titolo di lavoro dipendente, assimilati e di impresa.
Si tratta di un’imposta progressiva, personale e diretta, calcolata in base a tre aliquote applicate ad altrettanti scaglioni di reddito.
Per calcolare l’IRPEF non basta però conoscere le aliquote applicate in base allo scaglione di appartenenza. Per liberi professionisti e ditte individuali il conto finale dipende anche dalle spese deducibili.
Per determinare l’imposta dovuta nell’anno bisogna infatti preliminarmente sottrarre dal fatturato totale le deduzioni. In ambito fiscale, dedurre significa “abbattere” la base su cui verrà calcolata l’imposta.
Per le ditte individuali e i professionisti in regime ordinario (o semplificato), le spese deducibili sono quelle inerenti all’attività, come ad esempio:
- affitto dello studio, dell’ufficio o del negozio;
- utenze di acqua, luce e gas della sede dell’impresa o dello studio;
- beni strumentali utilizzati per lo svolgimento dell’attività, come i costi per l’acquisto di hardware, software e strumentazione tecnica;
- compensi a collaboratori e consulenti;
- costi per la formazione e l’aggiornamento professionale;
- contributi previdenziali versati all’INPS o alla Cassa professionale di appartenenza.
Uno dei requisiti fondamentali per la deduzione delle spese che caratterizzano la propria attività è l’inerenza rispetto all’attività svolta e proprio in relazione al controllo delle proprie uscite e alla gestione fiscale dell’impresa, è fondamentale separare le finanze personali da quelle lavorative.
Una soluzione pratica ed efficace per gestire le spese e gli obblighi fiscali è l’apertura di un conto business specifico per ditte individuali, come quello di Qonto.
Qonto è una soluzione di gestione finanziaria 100% digitale, pensata per semplificare la vita degli imprenditori. Grazie alla possibilità di caricare i giustificativi di spesa direttamente dall’app e alla conservazione digitale a norma di legge, tenere traccia di cosa è deducibile diventa immediato, evitando di perdere scontrini o fatture necessari per il calcolo delle imposte.
IRPEF 2026, scende la seconda aliquota
Determinata la base imponibile, per calcolare l’IRPEF dovuta bisogna tener presenti le diverse aliquote applicate allo scaglione di reddito di appartenenza.
Su questo punto è importante fare un focus delle novità in arrivo: dal 1° gennaio 2026, per effetto di quanto previsto dalla Legge di Bilancio, sarà ridotta la seconda aliquota IRPEF.
Per i redditi fino a 50.000 euro si passerà dal 35 al 33 per cento, con un beneficio che a cascata e in virtù della progressività dell’imposta interesserà anche i redditi più alti.
Le aliquote IRPEF applicabili nel 2026 sono quindi le seguenti:
- aliquota IRPEF del 23 per cento per i redditi da 0 a 28.000 euro;
- aliquota IRPEF del 33 per cento per i redditi da 28.001 a 50.000 euro;
- aliquota IRPEF del 43 per cento per i redditi oltre i 50.000 euro.
Scadenze e pagamenti: come e quando si versa l’IRPEF
Il sistema fiscale italiano si basa sul meccanismo di saldo e acconto. In sostanza, nel 2026, professionisti e ditte individuali dovranno regolare i conti per l’anno precedente, sulla base di quanto indicato in dichiarazione dei redditi, e anticipare le imposte dovute per l’anno in corso.
Il meccanismo di saldo e acconto è spesso la parte più ostica della gestione fiscale per chi ha una partita IVA, che necessita un’attenta pianificazione nel corso dell’intero anno, per evitare tensioni di cassa.
Dal punto di vista dei termini di versamento, sono due le date da annotare in calendario:
- 30 giugno: scadenza del saldo IRPEF relativo all’anno precedente e primo acconto per l’anno in corso, con possibilità di rateizzazione;
- 30 novembre: secondo acconto, dovuto in un’unica soluzione.
Il calendario delle scadenze è però spesso oggetto di rimodulazione, ed è quindi fondamentale essere aggiornati su modifiche o proroghe che incidono sui termini di versamento.
Sono diversi gli strumenti online che consentono di monitorare le tempistiche da seguire e ad esempio lo scadenzario fiscale di Qonto è un’utile bussola per poter pianificare i flussi di cassa e non trovarsi impreparati nei mesi clou degli appuntamenti con il Fisco.
Conoscere quanto e quando pagare però non basta. Per le partite IVA è fondamentale sapere anche come adempiere: il pagamento dell’IRPEF (e di altre imposte come l’IVA o l’IRAP) deve avvenire obbligatoriamente per via telematica tramite il modello F24 online.
Esistono due modi principali per procedere:
- utilizzare i servizi "Entratel" o "Fisconline" dell’Agenzia delle Entrate.
- utilizzare l’home banking del proprio istituto di pagamento.
Strumenti moderni come Qonto offrono un vantaggio competitivo, permettendo il pagamento gratuito degli F24 direttamente dal conto.
In aggiunta è possibile delegare il commercialista al pagamento del modello F24 dal conto aziendale. Grazie all’accesso dedicato in sola lettura, il commercialista potrà caricare autonomamente i modelli di pagamento, lasciando all’imprenditore solo l’onere dell’approvazione finale. Una funzionalità che consente di ridurre il rischio di errori, risparmiare tempo e delegare attività burocratiche per reimpiegare tempo e risorse per la gestione della propria attività.
Le deduzioni guidano la scelta tra IRPEF e regime forfettario
Come si è avuto modo di vedere, le deduzioni rappresentano una delle vie principali per ottimizzare il carico fiscale. Ed è su questo punto che è inevitabile imbattersi anche nelle regole relative al regime forfettario.
È bene ricordare che per chi rispetta determinati requisiti, tra cui il limite di 85.000 euro di ricavi e compensi, il regime forfettario consente di versare un’imposta sostitutiva del 5% per i primi anni di attività e del 15% in via ordinaria.
Il regime della flat tax consente quindi di “sfuggire” alle regole IRPEF, ma comporta l’impossibilità di beneficiare della deduzione dei costi relativi all’attività svolta, con l’unica eccezione dei contributi previdenziali.
Il regime ordinario con le sue deduzioni rimane spesso la scelta più conveniente per professionisti e ditte individuali che sostengono costi importanti per lo svolgimento della propria attività.
Ad esempio quindi, per chi versa una quota elevata di affitto così come per chi sostiene periodicamente spese rilevanti per strumentazioni tecniche legate all’attività svolta, la scelta di applicare il regime forfettario potrebbe rivelarsi come un passo falso. È pertanto fondamentale analizzare con cura la propria situazione e non farsi ingannare dalla convenienza apparente della tassazione sostitutiva IRPEF.