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Irpef: cos’è e come funziona

Scritto da Redazione il 20 febbraio 2023

Calcolo e meccanismo di funzionamento dell’imposta sul reddito delle persone fisiche

Irpef: cos'è e come funziona

L’IRPEF è stata introdotta dal 1973 ed è dovuta da circa 40 milioni di contribuenti.

Sono quattro le aliquote e gli scaglioni di reddito da considerare ai fini del calcolo dell’Irpef, e le ultime novità sono state previste dalla Legge di Bilancio dello scorso anno.

Le regole alla base dell’Irpef sono racchiuse nel TUIR, il DPR 22 dicembre 1986, n. 917, che disciplina anche detrazioni e deduzioni spettanti alle persone fisiche assoggettate all’imposta.

Di seguito la guida completa all’Irpef, con tutte le istruzioni da conoscere per il calcolo dell’imposta dovuta.

Irpef: cos’è e come funziona nel 2023

L’Irpef è un’imposta progressiva, personale e diretta. Si paga sui redditi da lavoro dipendente, assimilati e di impresa, e i soggetti passivi dell’imposta sono le persone fisiche.

Sono quattro le aliquote che si applicano ai fini del calcolo Irpef, sulla base di altrettanti scaglioni di reddito.

La Legge di Bilancio 2022 ha portato da cinque a quattro le percentuali dell’imposta dovuta sulla base del reddito percepito, che dal 1° gennaio scorso sono quindi così strutturate:

  • aliquota Irpef del 23 per cento per i redditi da 0 a 15.000 euro (no tax area fino a 8.174 euro);
  • aliquota Irpef del 25 per cento per i redditi da 15.001 a 28.000 euro;
  • aliquota Irpef del 35 per cento per i redditi da 28.001 a 50.000 euro;
  • aliquota Irpef del 43 per cento per i redditi oltre i 50.000 euro.
Aliquote IRPEFScaglioni IRPEF
23 per cento 15.000 euro
25 per cento da 15.001 a 28.000 euro
35 per cento da 28.001 a 50.000 euro
43 per cento da 50.000 euro in su

Le aliquote Irpef applicate ai diversi scaglioni di reddito contribuiscono alla progressività dell’imposta. Come si calcola quindi l’imposta dovuta?

A partire dal secondo scaglione in poi, l’aliquota Irpef si applica solo sulla quota di reddito che eccede l’importo dello scaglione precedente.

Ad esempio, su un reddito imponibile di 25.000 euro, l’imposta lorda è uguale al 23 per cento dei primi 15.000 euro (3.450) più il 25 per cento per i restanti 10.000 euro (2.500 euro). L’imposta lorda dovuta sarà quindi pari a 5.950 euro.

Quali elementi contribuiscono alla progressività dell’Irpef?

Non sono solo aliquote e scaglioni di reddito a garantire la progressività dell’Irpef. Al rispetto dei principi dettati dall’articolo 53 della Costituzione contribuiscono anche altri elementi, come le detrazioni, deduzioni e “no tax area”.

Un insieme di regole che punta a personalizzare l’Irpef in base alla propria situazione lavorativa e familiare, ma che a livello pratico comporta che anche in casi relativamente semplici non è facilissimo farsi un’idea dell’imposta dovuta mediante un semplice calcolo con carta e penna.

Le detrazioni, variabili, riducono l’imposta calcolata in base alle aliquote.

Questo sito vuole offrire la possibilità di valutare con un colpo d’occhio il peso dell’Irpef: comprende quindi solo gli elementi base, la situazione lavorativa e quella familiare, tralasciando altri sgravi fiscali ai quali il singolo contribuente può avere diritto.

Vediamo quindi un esempio di calcolo Irpef considerando le detrazioni per lavoro dipendente.

Il meccanismo previsto dall’articolo 13 TUIR prevede il riconoscimento delle seguenti detrazioni Irpef per lavoro dipendente:

  • 1.880 euro fino a 15.000 euro di reddito. L’importo minimo della detrazione riconosciuta è pari a 690 euro; in caso di lavoro a tempo determinato, non può essere inferiore a 1.380 euro;
  • 1.910 euro, aumentata del prodotto tra 1.190 euro e l’importo corrispondente al rapporto tra 28.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 13.000 euro, per i redditi superiori a 15.000 euro e fino a 28.000 euro;
  • 1.910 euro per i redditi superiori a 28.000 euro e fino a 50.000 euro; la detrazione spetta per la parte corrispondente al rapporto tra l’importo di 50.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e l’importo di 22.000 euro.

Ai titolari di redditi superiori a 25.000 euro e fino a 35.000 euro spetta una detrazione aggiuntiva di 65 euro.

Esempio di calcolo dell’Irpef con le regole attuali - Sul reddito da lavoro dipendente di 25.000 euro si applicano prima le aliquote.

Dunque:

  • 15.000 x 0.23 + 10.000 x 0.25 = 3.450 + 2.500 = 5.950 euro: questa è l’imposta lorda.

Per calcolare la detrazione spettante sul reddito preso ad esempio si applica la seguente formula:

  • 1.910 + 1.190 x (28.000-reddito complessivo)/13.000).

Quindi, a livello pratico, bisogna procedere come segue:

  • 1.910 + 1.190 x (28.000-25.000)/13.000) = 2.184,53 (detrazione spettante).

L’Irpef netta nel caso in esame risulterà quindi essere pari a 3.765,47 euro, sottraendo quindi dall’imposta lorda il valore delle detrazioni per lavoro dipendente riconosciute.

Come agiscono le detrazioni?

Le detrazioni permettono di ridurre l’imposta lorda, determinando così quella netta.

Vengono riconosciute anche per le spese sostenute dal contribuente, oppure sono legate alla sua condizione, come quella di lavoro dipendente, pensionato, persona che ha familiari a carico e così via.

Possono essere in misura fissa oppure decrescente al crescere del reddito. Ad esempio viene riconosciuta una detrazione pari al 19 per cento della spesa sostenuta per gli interessi passivi dei mutuo fino a ad un massimo di 4.000 euro: quindi dall’imposta possono essere detratti fino a 760 euro.

In che modo le detrazioni contribuiscono alla progressività dell’imposta?

Se le detrazioni sono decrescenti al crescere del reddito, come quelle per lavoro o pensione o per carichi familiari, un incremento di reddito provoca, oltre all’eventuale passaggio allo scaglione superiore e quindi ad un’aliquota più alta, anche la riduzione dell’importo della detrazione stessa e di conseguenza l’aumento dell’imposta netta.

Anche per questo motivo chi guadagna di più ha una maggiore incidenza percentuale del prelievo, ovvero versa al fisco una quota maggiore del proprio reddito.

Cosa sono le deduzioni?

Con la deduzione un certo importo viene sottratto dal reddito imponibile prima che su questo vengano applicate le aliquote dell’imposta e quindi fatto diventa esente dalla tassazione.

Il conseguente “sconto” corrisponde all’aliquota che si sarebbe pagata su quell’importo.

Così ad esempio deducendo 1.000 euro da un reddito di 30.000 questo scende a 29.000, ed è su questo valore che si applicheranno le aliquote Irpef.

Cosa si intende per aliquota media?

L’aliquota media effettiva è data dal rapporto percentuale tra imposta netta e reddito imponibile.

Ad esempio per un lavoratore dipendente con reddito di 25.000 euro l’imposta lorda dovuta è pari a 5.950 euro, ovvero il 23,8 per cento: questa è l’aliquota media, che quindi risulta più bassa dell’aliquota più alta applicata, ovvero il 25 per cento.

Cosa si intende per aliquota marginale?

L’aliquota marginale è quella applicata sull’ultima porzione di reddito e con la quale verrebbe quindi tassato l’importo derivante da un suo incremento.

Ad esempio per un reddito di 30.000 euro l’aliquota marginale è il 35 per cento: se il reddito aumenta di 1.000 euro 350 vengono assorbiti dall’Irpef.

Ma al di là di quella nominale, l’aliquota marginale effettiva è normalmente più alta, perché all’effetto dell’aliquota si aggiunge quello delle minori detrazioni per lavoro ed eventualmente per carichi di famiglia conseguenti all’incremento del reddito.

Esiste una no tax area? Di che cosa si tratta?

“No tax area” è il nome non tecnico della soglia di reddito entro la quale l’imposta dovuta è pari a zero.

Non si tratta di un’esenzione fissata direttamente dalla legge, ma del risultato dell’applicazione delle diverse detrazioni per lavoro dipendente o pensione o da lavoro autonomo, che sono decrescenti al crescere del reddito.

Di conseguenza la no tax area varia a seconda delle diverse categorie di contribuenti: è pari a circa 8.145 euro per i lavoratori dipendenti, a circa 8.130 per i pensionati, a 4.800 per i lavoratori autonomi.

L’azzeramento dell’Irpef porta con sè quello delle relative addizionali regionale e comunale.

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