Irpef.info

Sistema contributivo: cosa cambia per le pensioni

Scritto da Redazione il 9 aprile 2012

Sistema contributivo: cosa cambia per le pensioni

La legge 214 del 2011, cioè la cosiddetta riforma Fornero, oltre a modificare in profondità i criteri di accesso alla pensione ha anche cambiato per tutti le regole di calcolo. L’effetto dell’introduzione del sistema contributivo sulla carriera successiva al 2011 sarà comunque molto graduale e toccherà all’inizio solo una minuscola quota di pensione.

Come si calcola l’importo della pensione a partire dal 2012?

Con il sistema misto, retributivo per i contributi versati fino al 31 dicembre 2011, contributivo dopo quella data. La parte retributiva, a seguito della riforma approvata dal governo Amato (decreto legislativo 503/92) è a sua volta divisa in due quote A e B, relative rispettivamente ai contributi versati fino al 31 dicembre 1992 e a quelli successivi.

Come funziona il sistema retributivo?

L’importo della pensione è determinato applicando alla retribuzione pensionabile (data dalla media delle retribuzione degli ultimi cinque o dieci anni, rivalutate per l’inflazione) l’aliquota di rendimento, che fino a circa 42.000 euro annui di retribuzione è pari al 2 per cento per ogni anno di contribuzione; per cui ad esempio con 40 anni di lavoro la pensione sarà pari all’80 per cento della retribuzione pensionabile. Al di sopra dei 42.000 euro, l’aliquota decresce progressivamente. Nel calcolo effettivo l’unità di misura non è comunque l’anno ma la settimana.

Che differenza c’è tra quota A e quota B?

La quota A si ottiene applicando alla retribuzione pensionabile calcolata sugli ultimi cinque anni di lavoro (260 settimane) l’aliquota di rendimento relativa ai contributi maturati fino al 31 dicembre 1992. Nella quota B invece la retribuzione pensionabile si ottiene dalle ultime dieci retribuzioni ed è quindi normalmente meno vantaggiosa. Le due quote vengono poi sommate per ottenere la pensione retributiva.

Come si calcola la parte contributiva della pensione?

Per coloro che al 31 dicembra 1995 avevano già 18 anni di versamenti, il sistema contributivo riguarda solo la carriera lavorativa dal 2012 in poi. I relativi contributi non sono utili ai fini del calcolo retributivo. La loro somma dà un montante che viene rivalutato in base alla variazione del prodotto interno lordo nominale nei cinque anni precedenti; applicando a questo montante un coefficiente di trasformazione variabile in base all’età si ottiene la rata contributiva di pensione, che viene sommata al resto.

Che cosa sono i coefficienti di trasformazione?

Si tratta delle percentuali usate per trasformare in rendita il montante accumulato, in altre parole distribuirlo sugli anni di vita residua attesi dopo il pensionamento. Ad esempio applicare un coefficiente del 5 per cento vuol dire di fatto dividere il capitale per 20 anni I coefficienti sono determinati in base alla speranza di vita elaborata dall’Istat, relativa alle diverse età da 57 a 70 anni e quindi sono piuù generosi a mano a mano che l’età aumenta. I coefficienti vengono aggiornati ogni tre anni (e dal 2019 ogni due) in modo che siano sempre allineati all’evoluzione demografica. Il prossimo aggiornamento è previsto nel 2019.

Il sistema contributivo riduce la pensione?

Sì, questo metodo di calcolo è generalmente meno vantaggioso del retributivo, a a parità di anni lavorati, e lo è tanto di più quanto più è anticipata l’uscita dal lavoro. Però per chi si vede applicare il contributivo solo dal 2012 in poi l’impatto complessivo è limitato: quasi nullo per chi sta lasciando il lavoro in questi mesi e poi progressivamente crescente. Il governo, nella relazione tecnica alla riforma Fornero, stima una riduzione percentuale media del trattamento lordo complessivo pari allo 0,8 per cento per chi accede alla pensione nel 2013 (a inizio anno), del’1,5 nel 2014, del 2 nel 2015, del 2,6 nel 2016 e del 3,2 nel 2017 e del 4 per cento nel 2018

Perché con il contributivo conviene lavorare più a lungo, anche fino ai 70 anni?

Perché naturalmente con più anni di versamenti aumenta il montante e con esso la rata di pensione. Inoltre per accentuare quest’aspetto sono stati introdotti ulteriori coefficienti per l’uscita dopo i 65 anni, chi lasciava il lavoro in età più non aveva alcun beneficio in termini di maggiore pensione.